Politica e diritto

Il compito della politica

Per Rosmini, la prima società fondamentale per la vita umana è la «società domestica», costituita dai vincoli famigliari. La seconda è la «società teocratica», termine decisamente non felice con il quale Rosmini indica però un concetto rilevante: il vincolo cioè che unisce tutti gli uomini della terra alla loro comune origine divina, legandoli in una universale fratellanza tra di loro. La terza società è appunto la «società civile» (che noi oggi dovremmo chiamare «politica»), anch'essa necessaria affinché la persona umana possa realizzarsi pienamente. Tuttavia, pur essendo indispensabile al perfezionamento della persona, la «società civile», a differenza delle altre due, non ha come fine il conseguimento di uno specifico bene proprio. Questa differenza ha un'importanza decisiva. A rigore, mentre vi è un bene specifico da godere sia nella società teocratica (la comunione con Dio e con tutti gli uomini), sia nella società domestica (la comunione tra l'uomo e la donna), non vi è invece uno specifico «bene politico» di cui la società civile sia luogo di fruizione. La società civile si costituisce non come luogo di godimento di un qualche bene, ma come strumento per facilitare, difendere, garantire la fruizione dei beni che gli uomini sono chiamati a godere nelle altre società. È sulla base di questa convinzione che Rosmini afferma il carattere strumentale (o «ministeriale») della politica e delle funzioni di governo ad essa connesse. Questa impostazione mira alla condanna di ogni forma di governo dispotico, cioè di ogni pretesa dello Stato di essere portatore di un proprio specifico bene, da realizzare anche a costo di prevaricare sui diritti delle persone e delle altre formazioni sociali. Lo Stato, insiste Rosmini, non è una struttura sociale superiore alle altre, né deve pretendere di assorbire in sé le persone e le associazioni. Esso è piuttosto una formazione sociale collocata «accanto» alle altre, per favorirne la crescita e lo sviluppo.
A differenza di quanto sostenuto da gran parte della filosofia politica moderna quando parla di «patto sociale» originario, l'ingresso nella società politica secondo Rosmini non impone agli uomini alcuna «rinuncia» al godimento dei diritti, nessuna «alienazione» di essi al corpo politico, nessuna «perdita», ma solo l'impegno a regolarne insieme la «modalità» o le «circostanze» di esercizio, così che ne risulti il maggior vantaggio possibile per tutti. Solo a chi non considera con attenzione le cose della vita potrà sembrare che la sola regolazione della «modalità dei diritti» non comporti grandi vantaggi. Al contrario gli uomini sperimentano concretamente che, senza rinunciare all'esercizio dei loro diritti, essi possono regolarne la modalità in modo assai vantaggioso per tutti. Quando, per stare ad alcuni esempi rosminiani, «i possessori di vari terreni confinanti, dove non sieno fissate strade, fissandole di concerto evit[a]no un comune danno», essi non fanno che regolare la modalità dei loro diritti, «rendendo compatibile» il diritto di ciascuno a raggiungere il proprio terreno con il minor danno possibile per gli altri, il cui terreno dovrebbe essere calpestato e rovinato. Quando, anziché procedere ad acquisti singoli, «più [persone] s'unisc[o]no affine di provvedersi il frumento necessario alle proprie famiglie», riuscendo così a spuntare un prezzo migliore, esse non fanno che «associare» il loro diritto di acquisto, rendendolo più vantaggioso per ciascuno. E lo stesso succede quando più persone «si concertano di pagare un maestro di scuola, procaccian[d]o a' lor figliuoli un'istruzione che non potrebbero avere qualora ciascuno dovesse pagare un maestro a parte» (Filosofia del Diritto, V, n. 2129, p. 1419).
Come si può capire da questi esempi, la teoria rosminiana della «modalità dei diritti» assegna allo Stato il suo specifico compito, quello di favorire il libero esercizio, la coesistenza vantaggiosa, la maggiore prosperità possibile dei diritti di ciascuna persona e di ciascuna società entro cui la persona realizza se stessa.
(M. DOSSI, Il santo proibito. Il Margine, Trento 2007, pp. 112-115)
 

- Filosofia del diritto, a cura di Rinaldo Orecchia, 6 voll., Cedam, Padova, 1967-1969