Politica e diritto

Il personalismo giuridico

Nella sua filosofia della persona, Rosmini cerca di traghettare verso la contemporaneità il meglio del patrimonio della tradizione classica e cristiana. Della persona egli sottolinea in particolare la strutturale relazionalità, l'interiorità inesauribile, l'infinita dignità.
La dignità della persona è fondata sulla sua apertura verso l'infinito. Attraverso la sua capacità di intelligenza e di amore la persona, pur con i suoi limiti di creatura finita, esprime un'esigenza che la pone in relazione con l'infinito. In questa relazione - che non è casuale o accidentale, ma fondante ed essenziale - la persona stessa diventa partecipe dell'infinito. Come dichiara una delle espressioni più belle coniate da Rosmini, il primato della persona, la sua «supremazia» rispetto ad ogni altra realtà naturale, deriva dal suo essere ai comandi dell'infinito: «niente può stare al di sopra del principio personale, niente può stare sopra a quel principio che opera di sua natura dietro un maestro e signore di dignità infinita; quindi viene, ch'egli è principio naturalmente supremo, di maniera che niuno ha diritto di comandare a quello che sta ai comandi dell'infinito» (Filosofia del Diritto, I, n. 52, p. 192).
Lo stare «ai comandi dell'infinito» rende la persona «immune» da ogni altra subordinazione, da ogni altra soggezione, da ogni altro comando che volesse essere esclusivo. L'originaria costituzione della persona come relazione con l'infinito determina la nascita dei concetti di diritto e di dovere. In quanto «ai comandi dell'infinito», la persona «deve» sempre essere rispettata. Essa ha il «diritto» esistere, di agire e di sviluppare se stessa. Con espressione potentemente sintetica Rosmini afferma che la persona, prima ancora che avere diritti, «è il diritto», anzi «è l'essenza del diritto», «il diritto sussistente»: «Se dunque la persona è attività suprema per natura sua, egli è manifesto che si dee trovare nell'altre persone il dovere morale corrispondente di non lederla, di non fare neppure un pensiero, un tentativo volto ad offenderla o sottometterla, spogliandola della sua supremazia naturale [...]. Dunque la persona ha nella sua natura stessa tutti i costitutivi del diritto: essa è dunque il diritto sussistente, l'essenza del diritto» (Filosofia del Diritto, I, n. 52, p. 192).
Ciò significa che il diritto, prima che nei codici e nelle leggi si trova inscritto nella persona. E che è sempre alla persona che si deve guardare ogniqualvolta si voglia intendere il significato primo e più essenziale dell'universo giuridico. Il quale, nella sua complessa produzione storica di norme e di sanzioni, trova la sua originaria legittimazione nelle supreme esigenze di rispetto della persona.
(M. DOSSI, Il santo proibito. Il Margine, Trento 2007, pp. 110-112)
 

- Filosofia del diritto, a cura di Rinaldo Orecchia, 6 voll., Cedam, Padova, 1967-1969