1849

L'ostilità del cardinal Antonelli e la messa all'Indice delle "Cinque piaghe"

Quando Pio IX riceve Rosmini in udienza, l' invadente Antonelli è sempre presente e, per raggiungere l'obiettivo di allontanare Antonio definitivamente dal papa, pensa di ricorrere alla condanna delle sue teorie teologiche: un uomo sospettato di "eresia" non potrà più puntare al cardinalato e nemmeno continuare ad essere consigliere del pontefice.
Ricomincia così il fuoco di fila, le cui contestazioni si concentrano soprattutto sulle due opere più recenti, la Costituzione civile secondo la giustizia sociale e Le cinque piaghe della Santa Chiesa.
Ormai Pio IX è prigioniero delle proprie incertezze, totalmente nelle mani del cardinale Antonelli, che ha allontanato da Gaeta tutti quelli che intralciano i suoi disegni. Antonio stesso è a Napoli in attesa di un cenno da parte del papa, il cui silenzio alimenta nuovi veleni contro le sue opere e la sua persona. In un estremo tentativo di evitare il peggio, gli scrive, dichiarandosi disposto a "modificare tutto ciò che ci fosse da modificare nelle mie opere, di correggere tutto ciò che ci fosse da correggere, di ritrattare tutto ciò che ci fosse da ritrattare".
Mentre attende di essere chiamato a Gaeta, non sa che nel maggio 1849 riunitasi in gran segreto la Congregazione dell'Indice di cui è consultore ha già condannato sia Le cinque piaghe della Santa Chiesa sia la Costituzione civile secondo la giustizia sociale.
E in giugno Pio IX ha firmato il decreto che inserisce le due opere nell'elenco dei libri proibiti. Quando viene finalmente convocato in udienza, sperando sia ancora possibile tenere aperto il dialogo, porta con sé un dono per il papa, la prima copia di un nuovo scritto, le Operette spirituali. E anche se ricevuto con apparente disponibilità e cordialità il papa non lo informa della condanna già decisa. Dopo un formale richiamo della polizia borbonica è costretto a lasciare Gaeta e in agosto, mentre è ad Albano, gli viene notificato il decreto di condanna della Congregazione dell'Indice. Chiunque avrebbe reagito, avrebbe preteso chiarimenti, si sarebbe ribellato a un'ingiustizia così evidente, ma Antonio devoto e ubbidiente si sottomette alle proibizioni inflitte della Santa Sede.
Apparentemente sconfitto, riprende così la via di casa e nel novembre 1849 è di nuovo sulle sponde del Lago Maggiore dove può curarsi dei suoi veri interessi: l'Istituto della Carità e lo studio. L'Istituto non sembra risentire più di tanto della bufera che si è abbattuta sul suo fondatore. L'unico problema serio lo registra nella comunità della parrocchia di San Zeno a Verona, dapprima messa in crisi dalla morte di uno dei suoi componenti, poi dallo scoraggiamento e dalla defezione di altri due ed infine dal decreto del gennaio 1849 con il quale le autorità austriache ne ordinano la chiusura: Rosmini è additato come un "liberale" e un potenziale sovversivo e alla corte di Vienna non gli perdonano di essersi schierato a favore dell'indipendenza e dell'unità d'Italia.

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