I Rosmini al Portone

Ambrogio (1680-1754)

Secondogenito di Nicolò il giovane, non risulta particolarmente interessato alle lettere e alla dimensione culturale, ma appare stimato per buon senso, virtù domestiche e civili, tanto da essere onorato in città come lo dimostrano varie attestazioni pubbliche, che  ne riconoscono anche il prestigio della famiglia. Lui è l'artefice della trasformazione da famiglia mercantile a piccolo-aristocratica: nel 1710 gli viene concesso un diploma di merito, nel 1729 è Provveditore della città e nel 1747 è nominato sindaco apostolico, ossia amministratore-economo del convento dei minori francescani di S. Rocco a Rovereto. Morto il padre (1715) e uscito di casa il fratello Francesco (1728) Ambrogio rimase unico abitante della dimora paterna alla quale negli anni successivi apportò una serie di modifiche, necessarie per non far sfigurare l'antica dimora nel confronto col nuovo palazzo che il fratello si era fatto costruire nei terreni antistanti. Buon amministratore e longevo padre di famiglia (morì nel 1754 a 74 anni) tramite la moglie Cecilia Orefici che gli sopravvisse di qualche anno e dalla quale ebbe due figli Nicolò Ferdinando (1707-1753) e Giovanni Antonio (1714-1787), ottenne per la sua discendenza l'acquisizione del fedecommesso e del cognome Serbati.