La struttura originaria

In origine il palazzo - corrispondente a quella parte di edificio che oggi si affaccia su via Stoppani - era composto di due piani oltre il pianterreno e il sottotetto abitabile e come molte dimore dell'epoca, all'esterno si presentava alquanto modesto.
Situato tra le case del borgo S. Caterina, la via delle Salesiane e i vigneti circostanti, architettonicamente non poteva avere libero respiro, ma assumeva la forma obbligata dall'ambiente. Si presentava con due corpi rettangolari - uno orientato verso sud e l'altro verso ovest - sopra l'angolo di innesto dei quali si innalzava - sporgendo in gran parte dal tetto - la "loggia alta", un ampio locale al tempo illuminato da dieci finestre, probabilmente utilizzato come studio dall'architetto e pittore Ambrogio Rosmini-Serbati.
Privo di una vera è propria facciata, aveva finestre rettangolari con contorni in pietra nei piani superiori, finestre quadrate con inferriata al piano terra. Nessun balcone e come ingresso un semplice portone ad arco contornato da un'elegante cornice in pietra alla sommità della quale ben evidente era la mancanza dello stemma gentilizio. Internamente invece era d'aspetto e forma signorile quanto l'uso del tempo comportava.
Appendice "verde" del palazzo - col quale confinava a nord e si estendeva fino a via Paganini - un orto di tre quarti di ettaro che completava la proprietà. Diviso in grandi aiuole confluenti al centro in una fontana di pietra circolare, ordinatamente ben coltivato ed abbellito con piante da frutto e fiori l'orto si mantenne così - come intatto si mantenne anche il palazzo - fino oltre la prima metà del secolo XIX.