Le modifiche ottocentesche

Dopo la morte di Antonio Rosmini la municipalità di Rovereto decise di aprire un viale che congiungesse - in linea retta - la stazione ferroviaria con la piazza Nuova: nacque così l'attuale corso Rosmini.
Tale opera si realizzò attraverso l'esproprio dei terreni necessari lungo tutto l'asse del nuovo corso. Anche l'orto dei Rosmini, situato nelle vicinanze della piazza Nuova - futura piazza delle Poste - venne ridotto di circa 1360 mq. e staccato dalla sua abitazione. Il palazzo si presentava così alla vista dei passanti con la sua parte rustica: un grande e rozzo granaio, un cortile e dei loggiati aperti alle intemperie. E anche l'orto - separato e di scomodo utilizzo - restava a vista per tutta la sua larghezza e chiuderlo semplicemente con un alto muro non sembrava la soluzione idonea.
A Francesco Paoli - segretario e successore di Rosmini - in questa circostanza sembrò necessario dare al palazzo una nuova facciata che mostrasse anche all'esterno l' eleganza signorile e l' agiatezza della famiglia nobile cui apparteneva il filosofo Antonio e che era ben visibile in origine nelle sale all'interno del palazzo. Affidò quindi l'incarico del progetto all'ingegner Mascanzoni, il quale prese come punto di partenza la conservazione di tutta quella parte antica del palazzo che si poteva conservare e come spunto la pianta di un disegno che l'architetto Ambrogio Rosmini-Serbati aveva ideato e che illustrava una proposta di ampliamento dell'edificio a nord verso la parte dell'orto.