1837-1840

L'approvazione delle "Costituzioni" e la polemica filosofica col Gioberti

Nel 1837 Rosmini apre a Domodossola il Collegio Mellerio, ampliando la scuola ginnasiale che il conte Giacomo Mellerio aveva fondato nel 1818 nella propria città di origine. E scrive un Catechismo disposto secondo l'ordine delle idee, nel quale in sessantatre lezioni traccia un itinerario di avvicinamento a Dio.
Da Roma Gregorio XIV lo esorta ad inviargli copia delle Costituzioni dell' Istituto, che non hanno ancora ricevuto l'approvazione della Santa Sede.
L'esame del documento viene affidato alla competente Congregazione pontificia che trova il progetto rosminiano in linea con le normative canoniche, ma al momento della reale approvazione la Congregazione avanza una serie di obiezioni e Rosmini viene sollecitato a scendere a Roma per risolverle di persona. Nella polemica sorta soprattutto con la Compagnia di Gesù, l'ancora di salvezza giunge da Gregorio XVI: il peso della sua autorità piega le ultime resistenze e nel dicembre 1838 gli otto cardinali presenti propongono al papa di firmare il decreto che approva le regole del nuovo Istituto.
All'inizio del 1839 la strada sembra finalmente in discesa: al Calvario il 25 marzo la comunità rosminiana si riunisce e pronuncia solennemente i voti perpetui. E in attesa di raggiungere Roma per tener fede al voto di ubbidienza al papa, Rosmini perfeziona e stampa altre due opere: la prima è un manuale dedicato ai sacerdoti chiamati a predicare corsi di esercizi spirituali; la seconda è il Trattato della Coscienza morale, nel quale espone il criterio col quale l'uomo può giudicare se un'azione è morale o meno.
Nell'agosto 1839, in compagnia di alcuni confratelli parte alla volta di Roma dove nella cornice delle catacombe di S. Sebastiano, pronuncia come superiore dell'Istituto il voto di ubbidienza al papa. Mentre è a Roma approfitta per chiedere a Gregorio XVI dei chiarimenti sulle Lettere apostoliche destinate a formalizzare l'approvazione dell'Istituto. Dopo iniziali incomprensioni e la modifica di alcuni punti, finalmente il 20 settembre Gregorio XVI firma il decreto con cui approva le regole dell'Istituto della Carità.
Rientrato a Stresa, Rosmini si immerge nuovamente negli studi e nella cura dell'Istituto: trasferisce (1840) il Noviziato dal Calvario di Domodossola alla nuova sede di Stresa e al Ginnasio di Domodossola aggiunge anche i primi corsi del Liceo, ampliando così la scuola avuta in gestione dal Mellerio. Riprende in mano e completa la Filosofia del Diritto nella quale descrive le linee portanti di una società civile di ispirazione cristiana, che ha al centro la persona con i suoi diritti e doveri e la famiglia.
Dopo l'approvazione una nuova polemica si prospetta, quella che lo contrappone, suo malgrado, a Vincenzo Gioberti, uno dei protagonisti della scena politica e culturale dell'epoca. Rosmini lo stima moltissimo ma ciò non gli impedisce di criticarne alcune idee, avanzando delle riserve che, espresse in una lettera privata, diventano di pubblico dominio quando finiscono sulle pagine di un giornale, suscitando la reazione del Gioberti che lo accusa di alimentare con le sue teorie, addirittura, l'ateismo e lo scetticismo.
A ciò si aggiunge anche la controversia tra il canonico Capis e il vescovo di Novara per la direzione del Calvario di Domodossola; direzione che era stata assegnata alla congregazione di Rosmini, ma che il canonico Capis rivendica ed ottiene.

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