La sala degli specchi

Sul pianerottolo oltrepassando la porta di destra si entra in un ampio salone - la "sala degli specchi" - così denominato per la presenza alle pareti di una serie di piccoli specchi provvisti di candelabri a mensola che si alternano con l'imponente decoro pittorico e - al tempo dei Rosmini - riflettendo la luce delle candele davano maggior luminosità alla sala.
Buon esempio di stile tardo-settecentesco con tendenze neoclassiche - ora spoglia degli arredi e trasformata in sala conferenze - è il locale del palazzo che dal lato architettonico maggiormente si impone.
Il pavimento - originariamente in cotto giallo locale - in seguito all’usura e alle vicissitudini belliche fu sostituito con uno di lastre di marmo bicolori, lucide. Le pareti ed il soffitto, al centro del quale pende un ricco lampadario ottocentesco di fattura veneziana, sono fregiate da stucchi di buona maniera.
La decorazione pittorica delle pareti - di autore ignoto anche se le tele maggiori sono attribuibili alla mano di Ambrogio Rosmini - presenta immagini di carattere mitologico e/o allegorico. Le quattro più grandi che riproducono alcune incisioni di Cristoforo Dall’Acqua ispirate ai dipinti del pittore Lodovico de Boulogne,  rappresentano gli elementi del cosmo: l’acqua, la terra, l’aria e il fuoco. Nello specifico, partendo da sinistra, l’Acqua con il trionfo di Galatea e Nettuno in mezzo al mare corteggiati da ninfe e tritoni. Segue la Terra con Cibele, Bacco e Cerere corteggiati da satiri e baccanti con offerte di fiori e frutta. A destra l’Aria con Giunone che comanda a Eolo di scatenare i venti per mettere a soqquadro la flotta di Enea. Infine il Fuoco con Vulcano che lavora coi Ciclopi nella fucina, e Venere con in braccio Cupido e il seguito delle Grazie esamina l’armatura ordinata per Enea.
A queste si intervallano due tele di minor misura - copia di dipinti del pittore Annibale Carracci presenti nella Galleria di Palazzo Farnese a Roma - che mostrano, a sinistra, Polifemo e Aci, il pastore preferito da Galatea, contro il quale Polifemo mosso da gelosia scaglia un enorme masso; a destra Polifemo con Galatea trasportata sulle onde da un delfino. Sopra ognuna delle porte della sala sono invece collocate 4 piccole tele con la rappresentazione allegorica delle arti della scultura, architettura, pittura e poesia.
Come precedentemente accennato la decorazione pittorica è di autore ignoto anche se le tele di maggiore dimensione sono attribuibili alla mano di Ambrogio Rosmini, architetto ma anche pittore e grande collezionista, che per la realizzazione delle tele copiò le incisioni del Dall’Acqua che possedeva nella sua vasta collezione di circa 20.000 stampe.

Beni artistici

Ambrogio Rosmini-Serbati

I quattro elementi: il fuoco
(II. metà sec. XVIII)

Ambrogio Rosmini-Serbati

Allegoria dei 4 elementi: l'aria
(II. metà sec. XVIII)

Ambrogio Rosmini-Serbati

I quattro elementi: la terra
(II. metà sec. XVIII)

Ambrogio Rosmini-Serbati

I quattro elementi: l'acqua
(II. metà sec. XVIII)

Ignoto

Polifemo e il pastore Aci
(II. metà sec. XVIII)

Ignoto

Polifemo e Galatea
(II. metà sec. XVIII)